Il Torino è finito in un imbuto. Dopo un avvio di campionato fulminante come non si vedeva da vent’anni, la sconfitta contro il Carpi ha rappresentato il vero spartiacque della stagione aprendo una voragine che inizialmente si pensava fisiologica (ogni autunno da quando Ventura è alla guida dei granata si attraversa una piccola crisi) ma che la disfatta nel derby di coppa ha riproposto in tutta la sua crudele drammaticità: questa squadra non reagisce più, non riesce a creare niente di diverso ed originale rispetto al solito spartito di gioco e l’inadeguatezza dei propri attaccanti costantemente a secco, incapaci di inventare giocate risolutive ed anzi in grado di vanificare le poche a disposizione spiega il crollo. 

Nelle prime due uscite di quest’anno solare, contro Napoli ed Empoli il reparto offensivo ha abbozzato un minimo di reazione ma i gol su azione restano una chimera. Sul banco degli imputati ci sono ormai tutti, Ventura in primis soprattutto perché continua a dare l’idea che è più preoccupato a trovare giustificazioni che soluzioni. Quagliarella non segna su azione da settembre ed è ormai un sperato in casa, Maxi Lopez sovrappeso è utile come punto di riferimento e bravo nella protezione della palla, Belotti e Martinez sono giovani di belle speranze che finora hanno dimostrato di avere idiosincrasia col loro mestiere (che sarebbe quello di far gol) e di non essere all’altezza dell’investimento fatto per assicurarsi le loro prestazioni, Amauri paradossalmente non avendo praticamente mai giocato è il meno colpevole e quasi assolto per insufficienza di prove. 

Pur essendo in pieno svolgimento del mercato di riparazione non si vede all’orizzonte una possibile schiarita, non servirebbe l’allontanamento di un tecnico preparato e conoscitore del calcio e dell’ambiente la panacea di tutti i mali, non basterebbe l’acquisto di un attaccante per ridestare magicamente un reparto asfittico né si potrebbe smantellare la squadra e compiere una rivoluzione tipo quella compiuta da Petrachi nel 2010 (serie B, allenatore Colantuono). 

Si tratta semplicemente di lavorare psicologicamente (oltre che tatticamente) sul gruppo, magari compattando lo spogliatoio anche con l’arrivo di uomini utili in tutti i sensi alla causa e chiedere ai tifosi la pazienza di attraversare, dopo qualche anno di crescenti soddisfazioni, un altro periodo di depressione della recente storia granata con la consapevolezza che comunque le cose miglioreranno ed anche se i traguardi più ambiziosi sono ormai compromessi, i punti conquistati ad inizio stagione si riveleranno comunque preziosi alla fine.

 

CHI SALE:

 

MAKSIMOVIC          il rientro più atteso dopo quattro mesi coincide con una prova incoraggiante nella quale il centrale ambito dal Napoli campione d’inverno scende subito in battaglia fermando più volte Maccarone e compagni con efficacia. Suo anche un lancio millimetrico che mette Martinez solo davanti a Skorupski.

STABILI:

 

BRUNO PERES         l’unico in grado di assicurare imprevedibilità sebbene sbagli al momento decisivo come quando fallisce il pallonetto davanti al portiere o perde palla nel momento clou. Con l’uscita di Molinaro gioca a sinistra e paradossalmente è più pericoloso in quella posizione potendo rientrare sul destro per concludere.

 

BASELLI           non è decisivo come ad inizio stagione quando riusciva a trovare la giocata anche in giornate anonime. Adesso però appare più nel vivo del gioco e conferma i passi avanti fatti in interdizione ed a servizio della squadra. Qualche intuizione estemporanea ne comprova le virtù.

 

GLIK           il capitano è in un buon periodo di forma, gioca con attenzione ed a testa alta dietro uscendo bene da situazioni ingarbugliate e riuscendo ad anticipare spesso in modo pulito gli avversari. Per essere il condottiero dello scorso anno gli manca il gol al quale va vicino a tempo scaduto. Ci sta lavorando.

 

ZAPPACOSTA           come contro i partenopei ci mette voglia e gamba e crea qualche pericolo con le sue incursioni sfiorando quasi il gol con un tiro cross. Da rimproverargli un tantino di egoismo in qualche circostanza. 

 

PADELLI           il portiere sente la pressione più di ogni altro e sa di non potersi permettere errori. Fatalmente però subisce un gol fotocopia di quello costato la sconfitta a Napoli (forse non è solo sfortuna) ma dimostra di sapersi riscattare salvando provvidenzialmente su Saponara.

 

BENASSI            una prestazione simile a quella della squadra per l’under 21: buon avvio, motivato e pericoloso (suo il primo lancio a pescare Martinez al 15’), qualche buona incursione sino a spegnersi lentamente in un finale inerme e senza idee.

 

MAXI LOPEZ            gode della stima e dell’affetto dei tifosi che lo vogliono in campo. Tuttavia non li ripaga chiudendosi anche lui nell’imbuto e facendosi notare più per i falli fatti che per i tiri in porta.

 

CHI SCENDE:

 

BELOTTI        un’altra possibilità bruciata di cui è consapevole al momento di lasciare il campo tra la delusione sua e dei tifosi. Ruba qualche pallone sulla trequarti, ha grinta ma poca lucidità sotto porta. E’ il simbolo del fallimento di questa parte di stagione.

 

MORETTI         sullo stesso standard degli ultimi incontri, cerca di dare il suo contributo ma non ha la consueta calma e lucidità di qualche tempo fa e sbaglia alcuni disimpegni causando anche qualche pericolo ai suoi compagni. Di solito lui rimediava a quelli altrui.

 

GAZZI         anche il rosso centrocampista disputa la sua onesta partita e soprattutto all’inizio si rivela un catalizzatore di palloni ed è bravo a fermare gli avversari in qualche ripartenza. Poi è ingenuo nel causare una punizione evitabile dal limite e sfortunato quando è protagonista negativo del rimpallo che porta al gol di Maccarone. La sua avventura in granata sembra peraltro in procinto di chiudersi.

 

MOLINARO           solita irruenza ma meno efficacia. E’ battagliero, gioca diversi palloni ma ne perde altrettanti. Maluccio in copertura, appare stanco e bisognoso di rifiatare. 

 

MARTINEZ           rispetto ai suoi compagni ha caratteristiche diverse che gli permetterebbero di giocare molte partite. Ma alla sua velocità e capacità di farsi trovare in profondità corrisponde una mancanza di finalizzazione che di fatto spiega perché giocano sempre gli altri.

 


La rassegna stampa del 13 gennaio 2016

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